Un ortopedico che pratica sport capisce meglio le necessità di uno sportivo. Non ricordo di aver mai detto a uno sportivo, se proprio non indispensabile, di dover cambiare sport. Al limite, temporaneamente di sospenderlo. Ma per tornare a fare quello di cui ognuno di noi ha bisogno per la propria qualità di vita.

Ne sono convinto. Ho praticato e pratico diversi sport ma, purtroppo, come tutti gli sportivi amatoriali, sono spesso vittima di infortuni: soprattutto legati all’appoggio del piede. Quando si dice “il destino”!

In effetti sono un pronatore, come tanti. E proprio l’essere pronatore, avere cioè il piede più o meno piatto, crea problemi che si evidenziano soprattutto durante l’attività sportiva, tanto più nella corsa.

Come tutti ho praticato diversi sport da ragazzo (calcio, basket, tennis in abbondanza).

Ma i miei sport del cuore,   per meglio dire “della maturità”, sono 3: corsa, ciclismo e sci di fondo. 

I classici sport di fatica. Che, pare, liberino endorfine. Tutte attività sportive che puoi praticare da solo e quindi conciliabili con un lavoro ricco di imprevisti come il mio. Tutte attività sportive praticate a livello amatoriale con una parentesi agonistica di un lustro per la corsa e lo sci di fondo.

Vorrei dedicare qualche riga a ognuno dei miei 3 sport, perché è una dedica del cuore e, dato che è una dedica del cuore, vado in rigoroso ordine alfabetico.


Ciclismo


Bici da corsa e MTB sono due attività bellissime. Grazie alla MTB ho potuto scoprire tutto il nostro territorio prealpino: credo che sarebbe stato impossibile in altro modo scoprire luoghi così belli del nostro territorio. La bici da corsa , ormai da anni sono un affezionato utilizzatore delle Wilier, la uso fondamentalmente per scalare passi alpini. Sia perché così evito di pedalare nel traffico, sia perché ogni scalata è una sfida con sé stessi che ti permette di scoprire paesaggi meravigliosi. Mi sono costruito un piccolo quadretto in cui ho attaccato tutti i vari stemmi da picozza con i passi principali scalati: come potete vedere, non c’è più spazio! Tanto per curiosità, vi svelo che la foto è stata scattata in cima al Passo del Gran S. Bernardo a fine Giugno del 2001.

Ciclismo

Come dico spesso agli amici, il mio è un ciclismo di qualità non di quantità. Ma di qualità paesaggistica, non tecnica!

Corsa


È lo sport per antonomasia. Correre fa bene al fisico ed alla mente e ha il grande vantaggio di poter essere praticato ovunque, in qualsiasi condizione climatica, con un impegno di tempo limitato. L’unico lato negativo è che, alla lunga, il sovraccarico articolare facilita fenomeni degenerativi articolari, leggi artrosi, e sofferenze muscolo-tendinee.

A un certo punto, passati i 40 anni, ho voluto provare anche le competizioni amatoriali. Prima con qualche mezza maratona (tra cui ricordo benissimo la prima, I Colori del Naviglio, competizione che da qualche anno non si tiene più e quella di Trecate, che vedete nella foto,  dove ho stabilito il mio personale in 1°38’38”) per poi passare alla regina di tutte la gare la Maratona. Ne ho corse solo 3 ma le ricordo tutte perfettamente. La prima, la “vera” maratona, quella di Atene. Ricordo come fosse ieri il mattino di quella giornata in cui alle 6.30 i bus ci portavano dallo stadio Panathinaiko, sede dell’arrivo e dove Stefano Baldini era arrivato pochi anni prima come vincitore delle Olimpiadi, allo stadio di Maratona da dove si partiva.

La seconda a Treviso dove ho stabilito il mio personale con 3 ore 42’15”. Non ridete, lo so che non è un gran tempo. Ma ne vado fiero come fosse un figlio. Partenza da Vittorio Veneto dove ero andato da Treviso utilizzando il treno delle 7 perché a me più comodo per l’albergo. Splendida mattina di fine inverno, vigilia del mio compleanno del 2010, e percorso nella Marca Trevigiana allietato da gruppi musicali che si alternavano nei paesi attraversati. Bellissimo. Con attraversamento del fiume della patria, il Piave a dar vigore.

La terza e ultima a Firenze, dove accompagnavo un caro amico toscano a fare la sua prima maratona. Giornata bellissima di inizio Novembre, ma tanta fatica. Non ero adeguatamente allenato, causa impegni di lavoro, e la maratona è una scienza esatta: non si improvvisa. Anzi, potresti già sapere il tuo tempo in base a come ti sei allenato! L’esperienza di sofferenza mi ha insegnato che se non sei ben preparato è meglio lasciar stare. E difatti è stata la mia ultima perché gli impegni di lavoro hanno preso il sopravvento. Vado a correre ma solo per tenermi in forma e rilassarmi. Posso dire di essere uscito da quello che chiamo il “tunnel della competizione”. Ma serbo il sogno di riuscire più in là a riprovare quelle sensazioni. Come diceva Emile Zatopek “Se vuoi correre un miglio, corri un miglio. Se vuoi vivere un’altra vita, corri una maratona”. Perché la maratona è un condensato di una vita intera: impegno, sofferenza, dolore, gioia immensa: due volte su tre, arrivato alla fine sono scoppiato a piangere dalla gioia e ho capito perché molti atleti lo facessero.


 

Corsa

Sci di fondo


Poco prima dei 40 anni avevo deciso di imparare a fare sci di fondo. Amante da tempo, come avete visto, degli sport di fatica ne era il giusto completamento. Fin da ragazzo praticavo sci da discesa, ma è un qualcosa che poco ha a che fare con gli sport di “sofferenza”. Per fare sci di fondo bisogna prendere lezioni: mi fa impazzire quando sento amici che dicono “ho fatto un po' di fondo questo inverno in montagna, così, perché il tempo era nuvoloso. No, ma che maestro, che ci vuole?”.  Quello non è fare fondo , ma camminare con degli sci stretti sulla neve! Fare fondo è scivolare sulla neve, radicalmente diverso. Ho preso lezioni a Cunardo, lo sci club che ogni anno porta più iscritti alla Marcialonga di tutto il pianeta, e pian piano ho imparato la tecnica classica prima (quella dei binari, per capirsi) e lo skating poi.

Per chi pratica sport da solo lo sci di fondo è favoloso. Il rapporto con la natura è totale. Sei tu, la natura invernale, la tua fatica e paesaggi da favola. Come diceva Luciano De Crescenzo in “Così parlò Bellavista”, la solitudine è un esaltatore di sensazioni. Se stai male, stai malissimo. Ma se stai bene, stai benissimo. E praticando sci di fondo provi quella sensazione di piacere tantissime volte.

Nel famoso lustro delle competizioni (in realtà è un lustro di 8 anni, non di 5) ho anche deciso di cimentarmi nelle gare. Tre volte nella Lavazèloppet, gara breve  di circa 21 km che si tiene al passo Lavazè e che ha un nome simpaticissimo perché va a parafrasare la svedese Vasaloppet, la gara più famosa al mondo.

Ma da qui alla celeberrima Marcialonga di 70 Km il passo è breve ed ecco la foto che mi ritrae sulla salita della cascata, poco prima dell’arrivo a Cavalese. Un momento bellissimo perché se stai bene in quella salita puoi guadagnare posizioni e…. stavo bene quel giorno!

La Marcialonga è esattamente il contrario di quello che amo nel fondo: c’è un caos indescrivibile, sei incolonnato, soprattutto alla partenza, dall’inizio alla fine in quei due binari assieme a tutti gli altri “bisonti” (se guardaste la pista dopo la gara capireste perché veniamo chiamati così). Ma una volta almeno nella vita, un fondista la deve fare! Perché è meraviglioso il paesaggio e l’affetto della gente di Val di Fassa e Fiemme ai bordi della pista. Anche questa è una di quelle cose che mi sono promesso di riprovare.

Come temevo mi sono dilungato, ma quando il cuore è coinvolto c’è poco da fare. Credo però abbiate capito perché dia molta importanza allo sport nella vita di ciascuno di noi !


 

Marcialonga